Quando parliamo di vino proviamo a descrivere con le parole ciò che proviamo con i sensi e, badate bene, non con un senso soltanto ma con tanti sensi contemporaneamente: prima di tutto vediamo il vino, apprezzandone i colori e i riflessi, poi lo annusiamo per sentirne gli aromi, infine lo gustiamo e contemporaneamente lo tocchiamo, percependone non solo il sapore, ma anche la morbidezza, la rotondità e altro ancora.
Insomma, un vino si vive attivando tutti i sensi e lo si descrive utilizzando un lessico articolato e complesso, in cui le parole si prestano a restituire verbalmente l’esperienza vissuta con i sensi.
Se siete affascinati dal vino ma pensate di avere delle lacune nella capacità di descriverlo, continuate a leggere e vi promettiamo che alla prossima cena sarete in grado di esibirvi in una descrizione da perfetti sommelier!
Vi proponiamo alcune tra le espressioni maggiormente utilizzate, spiegandovele in modo semplice e con dei facili esempi. Prendete carta e penna, si comincia.
Vino corposo
È una delle espressioni che sentirete dire più spesso e siamo qui per spiegarvi il suo significato.
Si definisce “corposo” un vino che manifesta in bocca una sensazione di pienezza e densità, dalla forte struttura.
Come dicevamo nell’introduzione, un vino non si gusta solo con la bocca ma con tutti i sensi. Ecco, il corpo è ciò che si percepisce per via tattile, perché questa caratteristica non ha a che vedere con il gusto in senso stretto ma con altre caratteristiche, quali la pastosità e la densità del vino, che si percepiscono a livello gengivale e palatale.
Un altro segno di corposità viene invece dalla vista e potete individuarlo facendo roteare il bicchiere.
No, roteare il bicchiere non è solo una mossa per darvi un tono, ha invece una precisa funzione tecnica: serve infatti a valutare la consistenza del vino e la sua struttura.
In sintesi, potrete dire che un vino è consistente quando, facendo roteare il bicchiere, si fermerà rapidamente una volta terminata la roteazione e lascerà degli “archetti” di liquido sulle pareti del calice.
Un esempio di vino corposo è il Nero d’Avola, equilibrato, asciutto e persistente, caratteristiche ben rappresentate in Duca Enrico 2013, potente e ben strutturato, con una lunga persistenza nel finale.
Un momento speciale da celebrare è l’occasione migliore per regalare o regalarvi Duca Enrico 2013 e provare cosa significa bere un vino corposo. Degustando Duca Enrico 2013 vi sarà subito chiara la differenza tra un vino corposo e un vino che non lo è, ossia un vino magro.
Vino tannico
Sapete cosa sono i “tannini”? Si tratta di sostanze presenti nelle bucce e nei vinaccioli dell’uva, responsabili della sensazione di astringenza di un vino, quella sensazione di “rugosità” che avvertiamo sulla lingua o sul palato quando assaggiamo un cachi acerbo ad esempio.
Nel vino il tannino può manifestarsi in diversi modi, può essere infatti più o meno dolce, aggressivo, setoso, levigato ecc. ciò che conta è che il tannino non prevalga, che sia cioè presente ma non eccessivo.
Come riconoscere un vino tannico? È molto semplice: assaggiandolo avrete la sensazione che vi “asciughi” il palato. Sembra una cosa negativa ma non lo è.
Ad esempio, se doveste abbinare un vino a una tagliata di manzo, dovreste considerarne uno in grado di “asciugare” la succulenza della carne, bilanciandola. Dunque in questo caso un vino tannico come il Nerello Mascalese sarebbe la scelta ideale.
Non è un caso che Lavico Etna DOC, Nerello Mascalese coltivato sulla Tenuta Duca di Salaparuta di Vajasindi, sia sempre più scelto nei ristoranti, in abbinamento a piatti di carne e formaggi.
Vino morbido
Con la maturazione del vino nelle botti di legno, il carattere aggressivo e astringente dei tannini tende a smussarsi, così il vino acquista un carattere più morbido.
La morbidezza di un vino è una caratteristica che si percepisce attraverso una sensazione vellutata al centro della lingua, sulle pareti interne delle guance e sul palato.
Un perfetto esempio di vino morbido è lo Zibibbo, vino che si contraddistingue per un grado alcolico elevato, il profumo tipico di vino passito, un sapore dolce e un retrogusto aromatico.
È da provare Suolo Zibibbo, un’interpretazione inedita del vitigno, che offre al palato grande intensità e vellutata morbidezza.
Se volete saperne di più sui vini della linea Suolo potete leggere qui.
Vino fruttato
Generalmente viene definito fruttato un vino il cui aroma richiama appunto il profumo della frutta ma questa caratteristica dice poco, in effetti, se non si specifica il frutto o la miscela di frutti che il suo aroma ricorda. Gli aromi fruttati più comuni sono l’amarena, l’albicocca, il lampone, il limone, la mela, la banana e la prugna, sta alla sensibilità del degustatore riuscire a individuarli!
Il riconoscimento di un vino fruttato avviene principalmente attraverso l’olfatto e, secondariamente, attraverso il gusto.
Per aiutarvi a capire di cosa stiamo parlando Calanìca Rosa è il vino perfetto. Versatene un po’ nel calice e portatelo al naso, provate ora a percepire e individuare gli aromi di agrumi e pesca bianca sprigionati da questo rosato fresco e brioso.
Dopo aver completato l’esercizio da sommelier potrete condividere il resto della bottiglia con i vostri amici per un bellissimo aperitivo in riva al mare!
Scoprite di più sui vini Calanìca qui.
Vino ampio
Si dice ampio un vino molto variegato e ricco, che evidenzia profumi complessi e accattivanti.
Se volete cimentarvi nell’individuazione di tutte le fragranze emanate da un vino, vi consigliamo di partire da un vino dall’ampiezza conclamata, come il Sauvignon Blanc.
Questo vitigno, infatti, è caratterizzato da un forte impatto olfattivo e un aroma intenso, influenzato da innumerevoli variabili quali la zona di produzione, il tipo di suolo in cui è coltivato e naturalmente dal clima.
Un esempio eccellente è Suolo Sauvignon Blanc, frutto di un’attenta selezione delle uve in vigna e in cantina, caratterizzato da note varietali che si fondono con quelle floreali tipicamente mediterranee di gelsomino e ginestra bianca, e da sentori di frutta che si armonizzano con quelli speziati.
Avete visto quanti profumi potete trovare in un vino ampio? E rimarrete sorpresi di quanto il gusto confermi poi tutti i sentori percepiti al naso!
Vino minerale
A differenza dell’ampiezza, la mineralità di un vino non si percepisce a livello olfattivo ma è una caratteristica che ha a che vedere con la sua sapidità gustativa. In base alla mineralità dunque, un vino può essere più o meno sapido.
Più semplice da comprendere in questo modo, vero?
Esempi perfetti di vini minerali sono i vini dell’Etna, dove la particolare composizione del terroir etneo si è rivelata sorprendentemente sensibile alle caratteristiche del Pinot Nero, grazie al suo suolo poroso e all’elevata complessità compositiva del nuovo ambiente di coltivazione.
Elegante, originale e inaspettato, Nawàri è un vino dalla personalità vulcanica che vi conquisterà.
Se volete saperne di più potete approfondire qui.
Allora, vi sentite un po’ più preparati adesso? Coraggio, mettetevi alla prova alla prossima degustazione e vediamo quanti aggettivi riuscite a tirare fuori nella descrizione del vino!
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