Tempo di sagre e caldarroste, l’autunno sa di boschi, invade le strade di profumi nuovi e solletica il nostro appetito con meravigliosi prodotti di stagione.

 

In cucina, le medie e lunghe cotture abbandonate durante l’estate tornano a scaldare l’anima: è ora di godere della nuova stagione con pietanze che la sappiano raccontare.

Per questo vi proponiamo tre ricette che odorano di autunno, con i migliori vini in abbinamento.

1. Spaghettoni con pesto di nocciole e speck

Chi l’ha detto che si usano solo per fare i dolci? Semplici e gustose, le nocciole daranno un sapore delicato ma deciso a questa ricetta, che potete realizzare in pochi minuti.

 

Ingredienti (per 4 persone):

  • 400 g di spaghettoni
  • 160 g di nocciole intere spellate
  • 80 g di Parmigiano grattugiato
  • 60 g di olio Evo
  • 80 g di latte
  • 1 spicchio d’aglio
  • 150 g di speck

Preparazione

Per prima cosa mettete sul fuoco una pentola d’acqua e portate a ebollizione, aggiungete il sale e la pasta.

C’è chi, col pesto, preferisce usare fusilli o penne. Noi vi consigliamo invece lo spaghettone, un taglio di pasta dallo spessore generoso con cui è davvero un piacere affogare la forchetta per raccogliere un intingolo cremoso.

Intanto prepariamo lo speck, l’ingrediente che darà al piatto la sferzata fragrante. Per ottenere uno speck straordinariamente croccante tagliatelo a listarelle e adagiatelo su una padella antiaderente ben calda facendolo rosolare a fiamma vivace ma non altissima.

 

Per il pesto trasferite le nocciole in un mixer insieme all’aglio e al Parmigiano, frullate tutto fino ad ottenere un composto granuloso. Con il mixer in azione, aggiungete l’olio a filo e il latte. Mettete anche un pizzico di sale e un poco d’acqua di cottura della pasta, per amalgamare bene gli ingredienti. Versate il pesto nella padella in cui avete cotto lo speck e aggiungete poi la pasta ancora al dente. Spadellate qualche secondo per ultimarne la cottura. Guarnite il piatto con un po’ di granella di nocciole e preparatevi a un assaggio di gusto che lascerà il segno.

Per esaltare questo piatto, il vino perfetto è un rosso dai tannini gentili e di grande persistenza aromatica come il Frappato, che ne armonizzerà i sapori.

Mentre fuori piove e l’aria sa di terra bagnata, il palato vellutato di Irmàna Frappato sarà la coccola pronta a ristorarvi.

2. Sformato di funghi porcini, chiodini e fontina

Gli stimatori dei funghi amano questa stagione. Proprio a loro dedichiamo questa ricetta, che vede protagonisti i carnosi funghi porcini e i chiodini, più esili ma dall’aroma forte e dalla buona consistenza.

 

Ingredienti:

  • 650 g di funghi tra porcini e chiodini
  • 150 g di fontina
  • ½ litro di besciamella
  • 50 g di burro
  • 3 uova
  • 1 spicchio d’aglio
  • Sale e pepe q.b.
  • Olio q.b.

Preparazione

Per iniziare pulite i porcini: rimuovete delicatamente il terriccio dal gambo con un coltellino e passate poi un pennello o un panno umido. Se necessario, potete sciacquarli velocemente sotto un getto di acqua fredda, ma sarebbe preferibile non inumidirli. Tagliate poi la parte finale del gambo. Fate lo stesso con i chiodini, la cui pulitura risulterà più facile perché, crescendo sui tronchi degli alberi, sono meno sporchi di terra.

Preparate ora la besciamella usando burro, farina e latte e, nel frattempo, preriscaldate il forno.

Per cuocere i funghi, fate sciogliere in una padella buona parte del burro assieme a 3 cucchiai di olio. Aggiungete l’aglio e, una volta dorato, anche i funghi, che dovranno appassire per 7/8 minuti a fuoco medio. Con il burro rimasto, imburrate gli stampini da usare per realizzare le monoporzioni.

 

Tagliate la fontina a cubetti e amalgamatela alla besciamella. Unite ora 3 tuorli, uno alla volta, e un albume montato a neve – passaggio fondamentale se volete aumentare la sofficità dello sformato. Regolate poi bene di sale e pepe. In ogni pirottino versate uno strato di besciamella e fontina, sopra distribuite alcuni cucchiai di funghi lasciando cadere anche un po’ del loro sughetto e poi altra besciamella. Cuoceteli infine in forno a bagnomaria.

Ricordate che questo tipo di cottura richiede qualche piccolo accorgimento: l’acqua nella teglia non deve superare i 2/3 dell’altezza dei pirottini e deve essere versata già calda. Sarà anche necessario monitorare il livello dell’acqua: qualora dovesse evaporare, ne va aggiunta dell’altra, sempre calda per evitare di bloccare la cottura.

Vi basteranno solo 15-20 minuti in forno statico a 180° per servire un piatto dai profumi intensi di sottobosco.

Come accompagnare questa goduria dalla morbidezza irresistibile? Con un grande classico: Corvo Rosso sempre pronto ad arricchire di piacevolezza le nostre tavole dal 1824.

Siamo sicuri che amerete il modo in cui il suo palato pieno e morbido andrà a esaltare ancora di più il delizioso sformato che avete preparato. Provate e fateci sapere!

3. Arrosto di vitello con castagne e zucca croccante

L’arrosto è un grande classico della domenica, potete dargli un tocco d’autunno con castagne, porcini e zucca.  Se amate stare ai fornelli, cucinare questa ricetta sarà per voi un piacevole esercizio culinario. È ora di allacciare il grembiule!

 

Ingredienti:

  • 1 kg di arrosto di vitello
  • 300 g di castagne
  • 250 g Zucca
  • Vino bianco q.b.
  • Erbe aromatiche
  • Sale q.b.
  • Pepe q.b.
  • Brodo vegetale q. b.

 

Preparazione

Per prima cosa pulite e tagliate a pezzi carote, cipolle e sedano e metteteli in una pentola con dell’acqua.  Fateli bollire a fuoco lento per realizzare un brodo vegetale.

Adesso pulite la zucca e fatene dei cubetti della stessa misura. Distendeteli in una placca da forno foderata di carta e aggiungete olio, sale e pepe, due spicchi d’aglio e qualche ramo di rosmarino. Mettete in forno preriscaldato a 180° in modalità ventilata fintanto che la zucca non risulterà croccante e dorata.

Passiamo alle castagne. Versate le castagne incise in un tegame con acqua bollente e lessatele per 15 minuti. Una volta cotte, togliete il guscio e spellatele. Se volete sapere di più sui migliori modi di cucinare l’ingrediente autunnale per eccellenza, vi consigliamo di leggere anche “Castagne e vino: 3 ricette autunnali”.

 

In un tegame con olio, aglio e rosmarino fate rosolare il taglio di vitello qualche minuto per lato. Bagnate poi con mezzo bicchiere di vino bianco e lasciate evaporare. Adesso adagiate la carne in una pirofila unendo castagne, erbe aromatiche, 2 spicchi d’aglio e ancora un filo d’olio, due mestoli di brodo vegetale e infornate a 180° in forno ventilato per 50 minuti circa. Girate ogni tanto la carne e bagnate con il brodo. Verificate la cottura bucando la carne con uno stecchino: se il liquido che fuoriesce sarà chiaro e non rosato, la carne è pronta.

Togliete dal forno e lasciate raffreddare per una decina di 10 minuti, poi potete affettare. È ora il momento di preparare la salsa per il vostro arrosto: eliminate l’aglio e le erbe aromatiche e frullate un terzo delle castagne assieme al fondo di cottura. Servite l’arrosto versandoci sopra la salsa ottenuta e le castagne rimaste. Aggiungete infine il tocco croccante: i cubetti di zucca.

 

Come abbinare questo piatto che porta l’autunno in tavola? Questa prelibatezza a base di castagne va a nozze con il novello di Corvo. Figlio dell’ultima vendemmia, Corvo Novello ci fa pregustare l’annata, invade il naso di profumi intensi di frutti rossi e in abbinamento all’arrosto, mentre dalla finestra si intravedono le foglie rosse svolazzanti per le strade, ci scalda il cuore.

 

Cosa preparerete per il vostro pranzo autunnale? Per ogni ricetta d’autunno, c’è un Corvo ideale su Duca.Store.

Domenica 13 Novembre torna finalmente l’attesissimo appuntamento autunnale con Cantine Aperte a San Martino, promosso da del Movimento Turismo del Vino! Le Cantine Florio di Marsala vi aspettano per farvi assaporare il vino Novello e tutti i profumi e i sapori di questa stagione meravigliosa, con un programma ricco di Tour e momenti speciali.

 

IL PROGRAMMA

Apertura al pubblico delle Cantine Florio e dell’Enoteca dalle ore 11.30 alle ore 18.00. Ultima visita guidata ore 17.00.

Ore 11.30     Tour FOOD&WINE d’autunno

Ore 12.00     Tour FOOD&WINE d’autunno

Ore 13.00     Tour con il “PRANZO DI SAN MARTINO”

Ore 16.00     Tour di San Martino

Ore 17.00     Tour di San Martino

 

I TOUR

 

TOUR FOOD&WINE D’AUTUNNO € 25,00/adulto, € 10,00 /minore:

Il servizio include il tour guidato in lingua italiana con degustazione di un vino bianco, un vino rosso Novello e due Marsala, con 4 abbinamenti gastronomici (pecorino semi stagionato, caldarroste, pane cunzato, dolcino di ricotta)

 

TOUR CON IL “PRANZO DI SAN MARTINO” € 45,00/adulto, € 35,00/minore:

Il servizio include il tour guidato in lingua italiana con degustazione seduta di un vino bianco, un vino rosso Novello ed un Marsala in abbinamento ad un menù rustico (antipasto, 2 primi, dolce).

Il menu

Antipasto: Formaggi tipici, olive cunzate, caponata siciliana, zucca gialla in agrodolce, fungo ripieno

Primi: Busiata con salsiccia pasqualora e qualeddro. Caserecce “campagnola” (funghi e salsiccia su letto di crema di spinaci)

Dolce: Cannolicchi di ricotta e biscotti secchi

 

TOUR di SAN MARTINO € 15,00/adulto, € 5,00/minore (solo tour):

Il servizio include una sacca con calice, il tour guidato in lingua italiana con degustazione di un vino rosso novello ed un vino Marsala, in abbinamento a delle caldarroste.

 

Per chi volesse degustare il solo Corvo Novello & Caldarroste, al costo di € 10,00, potrà farlo direttamente al banco d’assaggio, senza necessità di prenotazione.

 

 

Tutti gli altri servizi sopra indicati SONO SOLO SU PRENOTAZIONE e FINO AD ESAURIMENTO POSTI.

Per maggiori informazioni e prenotazioni:

UFFICIO HOSPITALITY | Florio
Tel: (+39) 0923 781 305/306/317 oppure 0923 781111| visitaflorio@duca.it

 

Un anno fa nasceva Suolo, la linea di vini Duca di Salaparuta che racconta la profonda intimità dell’uomo con la terra delle proprie vigne e affonda letteralmente le radici nei diversi suoli dell’Isola.

Un progetto dall’identità forte, che parte dai fertili territori della Sicilia e si esprime in due vini di carattere, Suolo Sauvignon Blanc e Suolo Zibibbo, nati in precise porzioni di vigneto particolarmente vocate alla coltivazione di questi vitigni.

Il progetto Suolo però non si è mai fermato qui, grazie all’impegno dell’Enologo Barbara Tamburini e del nostro Agronomo, concentrati in un continuo lavoro di ricerca e analisi per trovare nuove voci e nuove espressioni della Sicilia e dei vitigni che qui hanno una casa.

Con loro oggi il progetto Suolo taglia un nuovo traguardo, attraverso la nascita di un vino che arricchisce la linea e regala un’inedita, interessante espressione della natura siciliana: Suolo Cabernet Franc.

 

La storia di Suolo Cabernet Franc inizia infatti nelle assolate campagne della Tenuta di Suor Marchesa, in una piccola porzione di vigna esposta a Sud, il suolo N. 7, dove i raggi caldi del sole illuminano le uve e le aiutano a maturare.

Composizione del terreno, prevalentemente calcareo, ma con una percentuale di argilla, esposizione a Mezzogiorno e particolare altitudine della vigna: sono questi gli elementi di una combinazione vincente e armoniosa, che rendono Suolo Cabernet Franc un vino dai profumi sontuosi, fresco ed elegante, con una propensione alla longevità.

 

Quali sono le caratteristiche principali di Suolo Cabernet Franc?

Andiamo a conoscere la novità Duca di Salaparuta più da vicino, partendo da un’analisi visiva: il colore è di un rosso rubino intenso, con riflessi violacei, che cattura lo sguardo.

Se il colore attira, i profumi affascinano: note fruttate di mora, mirtillo e confettura di lamponi, che si fondono con aromi di liquirizia, legno di sandalo, vaniglia e spezie nobili, offrendo al naso sensazioni nuove e avvolgenti. E proprio i profumi sono ciò che più definiscono il Cabernet Franc, a partire dal nome stesso del vitigno: un “vino franco”, dal profumo particolarmente distintivo e dalla forte riconoscibilità.

Per questo vi suggeriamo di dedicare il tempo necessario all’analisi olfattiva, prima di lasciarvi definitivamente convincere alla beva.

Al palato Suolo Cabernet Franc si presenta ricco, fresco e di grande struttura, con tannini maturi, morbidi e vellutati. Dalla vista al gusto, il percorso sensoriale offerto è ricco di emozioni nel segno della piacevolezza.

 

Con quali piatti abbinare Suolo Cabernet Franc?

Un vino che dà il meglio di sé a tavola, in abbinamento con piatti dai sapori decisi.

Provatelo con portate di carne rossa o costolette di agnello se avete voglia di una cena saporita e di carattere e non perdete l’occasione di sperimentare l’abbinamento con piatti di selvaggina da penna, come beccacce e fagiani, con i quali si abbinano solitamente rossi decisi ma non troppo potenti.

Anche il momento dell’aperitivo può offrire l’occasione giusta per provare il nuovo Suolo, con un tagliere di formaggi ben stagionati, come un buon Ragusano DOP o un Pecorino Siciliano.

 

Curiosi di assaggiarlo? Suolo Cabernet Franc è disponibile su Duca.Store, regalatevi l’opportunità di sentire tutto il calore del sole siciliano nel calice, in un perfetto equilibrio tra Uomo e Natura.

Marsala in autunno si veste di un fascino particolare diventando la meta ideale per un momento di relax ma non solo. Se cercate idee per un breve viaggio, la città offre tante attività che spaziano dallo sport alla cultura, alla scoperta di luoghi suggestivi e ricchi di storia.

Ecco cosa vi suggeriamo:

1. Kitesurf allo Stagnone

La natura incontaminata e la grande biodiversità che caratterizzano il paesaggio della Riserva dello Stagnone rendono questo luogo magico, soprattutto quando l’autunno colora le distese di acqua limpide della tipica malinconia autunnale e quando il tramonto tinge tutto di rosa.

Tutti dovrebbero vedere questo panorama, almeno una volta nella vita!

 

Con i primi freddi fanno tappa qui alcune specie di uccelli di passaggio durante il loro viaggio migratorio: le anatre, il falco di palude, il germano reale e poi moriglioni, alzavole, folaghe… Un vero paradiso per gli appassionati di bird watching! Per chi invece preferisce attività più dinamiche che ne dite di fare kitesurf?

Che siate esperti o principianti curiosi di provare, la zona offre diverse possibilità e corsi.

Attenzione però: dicono che chi prova il kitesurf alla Riserva dello Stagnone non potrà più farne a meno! Fatelo quindi solo se siete sicuri di poter tornare a Marsala periodicamente, per ripetere l’esperienza.

 

2. Itinerario del sale

Il sale non è solo una delle risorse più importanti della storia di Marsala ma è anche il protagonista di una esperienza turistica multisensoriale e affascinante: si tratta di quello che è stato battezzato “saliturismo”, che vede le saline come vere e proprie mete turistiche da parte di viaggiatori provenienti da tutto il mondo. L’itinerario, molto suggestivo, prende il nome di “via del sale” e vi consentirà di ammirare pittoreschi mulini a vento, vasche di acqua marina che acquisisce meravigliose sfumature rosate, cumuli di sale non ancora lavorati, in un panorama di incredibile bellezza.

 

Non solo tramonti e panorami, però. A Marsala è possibile svolgere tante attività interessanti legate al sale: ad esempio potete visitare un antico mulino a stella, o “olandese”, che sfrutta l’energia eolica per macinare il sale e convogliare l’acqua e che, incredibile a dirsi, funziona ancora oggi dopo diversi secoli! All’interno del mulino si trovano il museo, la bottega del sale e un avvolgente percorso multimediale.

Se avete bisogno di un po’ di relax, invece, potete lasciarvi coccolare in un percorso benessere al sapore di sale che vi farà trovare la carica.

 

3. Marsala Punica

La storia di Marsala inizia nel IV secolo a.C., quando i superstiti fuggiti dalla colonia fenicia di Mozia in seguito all’invasione del tiranno di Siracusa Dionisio I, si rifugiarono sulla costa, chiamando questo luogo inizialmente “Lebum”, che in fenicio vuole dire “verso l’Africa” e poi “Lilybaion”, ossia “città che guarda la Libia”.

Secondo alcune leggende l’antica denominazione “Lilibeo” sarebbe invece legata al nome di una Principessa di Mozia. Qualunque sia l’origine del nome, sappiamo che fu utilizzato fin nell’epoca romana, in quanto Cicerone, che qui fu questore e apprezzato avvocato, scrisse così nel I secolo a. C.: “Splendida città lilibetana”.

 

A Marsala sono moltissime le testimonianze dell’era punica: un’antichissima nave affondata a seguito di una battaglia disputata nelle acque limitrofe durante la prima guerra punica, oggi visitabile al Museo Archeologico Baglio Anselmi, reperti archeologici di grande importanza e resti di sculture meravigliose, tra cui un busto di Venere e il celebre “giovinetto”, conservato al Museo Whitaker di Mozia.

 

Ma il vestigio forse più significativo è il tofet, luogo di sepoltura dedicato principalmente alle vittime sacrificali infantili, durante un rituale abolito in seguito dai Greci.

Di particolare interesse è anche il kothon, una piscina sacra alimentata da una sorgente di acqua dolce situata a Mozia che da anni fornisce preziose informazioni archeologiche. L’importanza di questo luogo non è solo di interesse storico: secondo diversi studi condotti in questa area, il complesso templare contenente la piscina sacra, riflette una mappa astrale molto simile alla costellazione di Orione visibile durante il solstizio d’inverno.

Le curiosità puniche in questa zona della Sicilia sono tante e davvero interessanti e il momento perfetto per scoprirle tutte è proprio l’autunno, quando la calura estiva ha lasciato spazio a un’aria più fresca e piacevole.

 

4. Visita alle Cantine Florio

Anche qui si respira la storia, dal 1833. Le Cantine Florio vi aspettano per un’esperienza multisensoriale che somiglia più a un viaggio nel tempo e nello spazio.

Qui, nell’aria silenziosa resa ovattata dal pavimento in battuto di tufo e dalla foresta dei legni, i Marsala Florio riposano lasciandosi accarezzare dal tempo che scorre, lento, e dalla brezza salmastra che arriva dal mare.

Visitare le Cantine Florio è un percorso alla scoperta delle sensazioni e delle emozioni del tempo che scorre: 1.400 caratelli e circa 600 fra botti e tini di diversa capacità in cui invecchiano 5.500.000 litri di prezioso Marsala.

 

Il nostro viaggio non poteva che concludersi qui, tappa irrinunciabile per wine lover ed enoturisti, consapevoli che la conoscenza di un territorio e della sua storia passa anche attraverso i suoi vini.

Mentre la natura colora il foliage di mille sfumature e il paesaggio di Marsala offre spettacoli autunnali indimenticabili, le Cantine Florio vi accoglieranno con tutto il calore dell’ospitalità siciliana.

Non solo visite guidate e indimenticabili degustazioni, ma anche splendida location dei vostri eventi importanti: le Cantine Florio sono la scelta raffinata per i vostri meeting e per il matrimonio da favola che state pianificando.

 

Allora, siete pronti per conoscere il meglio di Marsala in autunno?

Amate da grandi e bambini, le castagne sono il frutto dell’autunno, da gustare mentre fuori piove, magari trasformate in golose creme o portate in tavola nelle proposte più svariate.

Se siete alla ricerca di nuove idee, vi suggeriamo 3 ricette sfiziose dai sapori decisamente autunnali e il miglior vino in abbinamento.

Pronti per un viaggio nei sapori della nuova stagione?

 

1. Risotto castagne, speck & Irmàna Frappato

Questa ricetta è molto semplice da realizzare e sarà la coccola che vi avvolgerà quando rientrerete in casa da una giornata fredda e piovosa.

 

Ingredienti (per 2 persone):

160 g riso Arborio

10 g burro

30 g di cipolla bianca

500 g di brodo vegetale

70 g di speck

5 castagne

50 g di Parmigiano Reggiano grattugiato

Sale e pepe q.b.

 

Preparazione:

Nella preparazione del risotto la prima cosa da fare è il brodo, assicuratevi dunque di prepararlo per tempo, usando carote, cipolla, sedano e tutti gli ingredienti che preferite. Essendo un piatto piuttosto saporito, vi suggeriamo comunque un brodo vegetale leggero e bilanciato, in modo da non sovraccaricare troppo i sapori finali. Quando il brodo sarà pronto, fate tostare il riso Arborio in una casseruola con la cipolla e il burro. Aggiungete un mestolo di brodo, non appena la cipolla sarà appassita, e mescolate fin quando il brodo non sarà stato assorbito.

Aggiungete ancora brodo, poco per volta, continuando a mescolare fin quando non avrà raggiunto metà cottura.

A questo punto aggiungete lo speck, tagliato a listarelle, e le castagne ben pulite e tagliate a cubetti.

Mescolate il tutto, aggiungendo infine sale e pepe a vostro piacimento e una spolverata di parmigiano grattugiato. Decorate il vostro piatto con qualche scaglia di castagna cruda e il riso è pronto per essere gustato.

 

Per accompagnare questo gustoso risotto la scelta migliore è un buon Frappato, come l’Irmàna di Corvo: da uve Frappato raccolte a mano, questo vino si distingue per i suoi sentori delicati di rosa e viola e un palato vellutato, con tannini gentili e una grande morbidezza e persistenza aromatica.

Mentre fuori l’autunno esplode con i suoi colori, ritroverete tutto il calore dei sapori che più amate sulla vostra tavola e nel vostro bicchiere.

 

2. Insalata di castagne, roquefort & Irmàna Nero d’Avola

La castagna è la componente croccante di questa saporitissima insalata e, unita alla cremosità del roquefort, vi regalerà un pranzo dai profumi autunnali molto gustoso.

 

Ingredienti (per 2 persone):

5 castagne cotte

1 indivia

70 g di roquefort

6 olive nere

100 g di pane raffermo

1 patata lessa

Olio extravergine d’oliva q.b.

1 cucchiaio di miele

½ cucchiaino di senape in grani

1 cucchiaino di succo di limone

Sale e pepe q.b.

 

Preparazione:

Iniziate con la cottura delle castagne. Per preservare al meglio il loro sapore e le loro proprietà vi consigliamo di cuocerle a vapore, ma vanno bene anche bollite, purché non cuociano troppo, altrimenti finiranno per sfaldarsi. Se volete dare uno sprint di gusto in più, saltatele successivamente in padella con un filo d’olio.

Mentre le castagne cuociono, potete preparare dei crostini, utilizzando del pane raffermo tagliato in piccoli cubetti da abbrustolire su una padella con un filo d’olio e, a piacere, con un pizzico di peperoncino.

Una volta pronti, tenete da parte i vostri crostini.

 

Passate ora al dressing della vostra insalata. Versate in una ciotola il succo di un limone fresco, la senape in grani, un cucchiaio di miele e sale e pepe a piacere, ed emulsionate con una forchetta o con un mixer.

A questo punto potete comporre la vostra insalata con foglie di indivia, olive nere e patate lesse.

Aggiungete ora i crostini, il roquefort tagliato a cubetti e le castagne, infine condite la vostra insalata con il dressing da voi preparato.

Per accompagnare al meglio questo piatto fresco che ne dite di un buon calice di Irmàna Nero d’Avola? Profumi sontuosi di marasca e lampone e un gusto vellutato e ricco di struttura, portano al calice il calore delle uve più rappresentative della Sicilia, unito alla conoscenza profonda del vitigno e una filosofia di coltura sostenibile.

Il perfetto abbinamento con la vostra insalata di castagne e roquefort, provatelo e siamo certi che non vi deluderà.

 

3. Caldarroste alla palermitana & Corvo Rosso

Abbiamo lasciato per ultima la ricetta più golosa dell’autunno: le caldarroste.

Nessuno può resistere al più autunnale degli street food, acquistato nei tipici “coppi” e gustato passeggiando per le vie della città.

Perché non provare a realizzarle in casa? Vi mostriamo qui i passaggi per fare le caldarroste secondo la ricetta tipica di Palermo.

 

Preparazione:

La preparazione delle caldarroste è abbastanza semplice e consiste nella cottura delle castagne in una apposita padella forata senza ulteriori ingredienti aggiunti ma, per ottenere un risultato ottimale è opportuno seguire alcuni fondamentali accorgimenti, pena la non riuscita della ricetta.

Innanzitutto è importante praticare un taglio di circa 3 cm su ciascuna castagna, usando un coltello, un passaggio necessario per evitare che le castagne possano scoppiare durante la cottura. Lasciarle in ammollo nell’acqua per almeno 2 ore vi permetterà invece di sbucciarle più facilmente, non appena saranno cotte.

Una volta scolate, asciugatele bene e disponetele nella padella forata a fiamma moderata, usando se possibile uno spargifiamma o, in sua mancanza, sollevando la padella dalla fiamma e mescolando spesso le castagne per garantire una cottura omogenea.

Per evitare di cuocerle troppo o di asciugarle in cottura, potete infine seguire un semplice ma efficace trucco: usate il sacchetto di carta del pane per avvolgere le castagne e bagnatelo con dell’acqua. Durante la cottura abbiate cura di mantenere il sacchetto costantemente umido, passaggio fondamentale perché, se asciutto, il sacchetto potrebbe prendere fuoco. Fate massima attenzione, quindi, a seguire correttamente questo passaggio, che vi permetterà di ottenere delle caldarroste croccanti fuori e morbide dentro.

 

Fin qui abbiamo mostrato i passaggi per realizzare le caldarroste classiche, manca invece l’ultimo step per prepararle secondo la tradizione siciliana, e palermitana in particolare. Chi ha visitato Palermo in autunno si sarà accorto che le caldarroste da queste parti hanno un aspetto diverso: a differenza del resto dell’Italia, non sono scure ma bianche. Come mai e come si ottiene questo effetto?

Tutto merito del sale che, aggiunto in cottura, produce un fumo bianco e denso e che, salendo su dal particolare tubo cuoci-castagne usato dagli ambulanti, si attacca sulle castagne e crea una sorta di crosta biancastra. Questo non solo dà alle caldarroste una maggiore sapidità ma fa sì anche che si sbuccino più facilmente.

 

L’aggiunta del sale è il dettaglio piccolo, ma fondamentale, che darà un carattere siciliano al vostro sfizioso momento autunnale.

Proprio come Corvo Rosso, un vino dal carattere fortemente radicato all’identità della Sicilia, rimasto fedele a sé stesso fin dal 1824 ma anche capace di innovarsi costantemente, per regalarvi sempre un momento di grande piacevolezza.

È lui il vino che vi consigliamo di gustare insieme al vostro “coppo” di caldarroste e, se avete seguito tutti i passaggi con cura, siamo sicuri che amerete l’abbinamento!

 

L’autunno è una delle stagioni principe dei vini rossi, con tante possibilità per gustare nuovi accostamenti enologici e culinari. Siete pronti per scoprirli tutti? Trovate tutti i vini Corvo su Duca.Store!

Alcuni vini nascono per essere apprezzati, altri sono creati per eccellere: si tratta di veri gioielli enologici, che brillano di una luce speciale e irripetibile, che li rende vini importanti.

Cosa rende un vino “importante”?

Se è vero che l’eccellenza appare a volte come qualcosa di sfuggente e inspiegabile, è anche vero che i vini pregiati hanno alcuni elementi in comune. Saperli riconoscere è una competenza utile per tutti gli appassionati di vino, per poter apprezzare di un vino non solo l’esperienza sensoriale, ma la sua intera identità, contrassegnata da criteri oggettivi che ne definiscono la qualità.

Quali sono dunque gli elementi necessari perché si possa parlare di vino importante? Ne abbiamo individuati 5 tra i più significativi, vediamoli insieme:

 

1. Terroir e Cru

L’insieme dei fattori che permettono la miglior coltivazione del vitigno scelto, dalla composizione del terreno al clima, alla disposizione, alla morfologia è definita terroir ed è il principale responsabile del carattere di un vino.

La conoscenza profonda del territorio permette anche di individuare, per ciascun vigneto, le specifiche porzioni di vigna naturalmente più vocate all’allevamento di un vitigno determinato, in cui il frutto dà il meglio di sé.

È il concetto alla base della zonazione, con la quale Duca di Salaparuta ha sviluppato una nuova idea di sostenibilità, a protezione delle biodiversità di cui l’Isola rappresenta un esempio eccezionale, e di coltivazione virtuosa.

 

Così, solo da uve straordinarie provenienti da selezionatissime vigne della Tenuta di Suor Marchesa a Riesi, arriva Duca Enrico, primo Nero d’Avola in purezza nato del 1984, che ha saputo interpretare e valorizzare le specificità di un Territorio regalandoci bottiglie diventate vere e proprie icone.

Se vi interessa l’argomento, potete approfondirlo leggendo l’articolo dedicato alla Zonazione.

 

2. Annata

Ogni vino è un racconto fedele della sua annata.

Ad esempio Duca Enrico 2013, una degustazione sferica dal tannino vellutato, con un naso che riporta alla mente fiori di campo delicati, racconta di una stagione autunno-invernale piuttosto piovosa e di una primavera-estate mite e asciutta, che ha portato le uve a perfetta maturazione.

Questo vino è il risultato di un lavoro saggio fatto di cura delle vigne e dei frutti, per regalarvi un piacere che non stanca.

 

L’annata climatica, con le sue caratteristiche e tipicità, è un elemento che pesa nella valutazione complessiva di un vino “importante”, ed è dunque corretto tenerlo bene in considerazione quando ci si appresta a scegliere un vino.

Per avere un’idea di quanto sia importante l’annata nella comprensione di un vino basti pensare alla diffusione di degustazioni verticali, in cui si degusta un unico vino di diverse annate, per individuare le diverse caratteristiche del vino, dalla sua complessità alla sua evoluzione durante le fasi di invecchiamento, alle peculiarità di ciascuna annata.

 

Per consentirvi di vivere l’esperienza di una degustazione verticale di Duca Enrico, le Cantine Duca di Salaparuta di Casteldaccia hanno inserito nel loro ricco programma una degustazione dedicata, con un tasting di 3 diverse annata di Duca Enrico, a conclusione di un tour nelle Cantine.

Potete prenotare il vostro tour chiamando il numero 091 945252/091 945201 o scrivendo una mail all’indirizzo visitaduca@duca.it. In alternativa, potete prenotare online su questa pagina.

 

3. Il processo produttivo

L’esempio di Duca Enrico dimostra che nella produzione di un vino di alto rango nulla è lasciato al caso e che a fare la differenza sono il lavoro dell’uomo e le sue scelte, tanto in vigna quanto in Cantina. Pensiamo alla selezione dei grappoli, che nel caso dei vini pregiati si effettua manualmente, per scegliere con cura quelli più vigorosi, oppure alla decisione di rinunciare a un’annata, se l’uva non si è rivelata all’altezza delle aspettative. Ecco, un vino eccellente spesso è il risultato di scelte coraggiose.

 

Una di queste riguarda le tecniche di vinificazione. Trasformare l’uva in vino è un lavoro di maestria, in cui i tempi e la padronanza delle tecniche hanno un peso decisivo sulla resa del prodotto e i processi orientati a ottenere massima qualità richiedono necessariamente sforzi maggiori.

 

4. L’impiego di tecnologia d’avanguardia

Durante ogni fase del lungo e delicato processo di vinificazione, la tecnologia può supportare il lavoro dell’uomo, consentendogli di tenere sotto controllo tutti i fattori potenzialmente dannosi e di preservare la qualità delle uve.

Le Cantine Duca di Salaparuta hanno, ad esempio, messo a punto un sistema per garantire alti standard qualitativi del frutto grazie all’impiego del freddo per abbassare la temperatura dell’uva vendemmiata, assicurando così il “blocco” dei processi biochimici spontanei post-raccolta, come la fermentazione o l’ossidazione della componente fenolica dell’uva. Le uve appena raccolte vengono raffreddate direttamente in campagna e trasportate così in Cantina in sicurezza.

 

Ma l’impiego del freddo è solo uno dei tanti investimenti tecnologici fatti alle Cantine Duca di Salaparuta, soprattutto in termini di automazione dei processi. I sistemi di qualità automatizzati installati rispondono infatti alla necessità di preservare la qualità della produzione in ogni passaggio, dall’arrivo in Cantina fino all’imbottigliamento. Tale sistema informatico tiene così traccia dell’intera filiera produttiva, a supporto dell’enologo e come garanzia di un lavoro che intende valorizzare le peculiarità del Territorio e preservare la qualità del vino.

 

5. La maturazione lenta

Un vino importante richiede solitamente tempi di maturazione lunghi.

In fase di maturazione un vino ambizioso viene posto in botti di legno pregiato, dove acquisisce aromi e qualità organolettiche particolari.

Un vino come Nawàri ad esempio affina per circa 12 – 15 mesi in barrique di rovere francese a grana fine. Tale permanenza segna elegantemente questo Pinot Nero etneo, che acquisisce note di piccoli frutti rossi maturi unite a sensazioni vanigliate e a un palato persistente.

Nawàri nasce da una sfida enologica, quella di coltivare con successo il Pinot Nero alle pendici dell’Etna, un ambiente apparentemente ostile, dove tuttavia ha trovato un terroir perfetto per esprimersi in modi raffinati. Sofisticate scelte in Cantina rendono poi questo rosso un vino rivoluzionario.

 

Il terroir di provenienza, l’annata, il tipo di vinificazione e un uso intelligente della tecnologia sono gli elementi che, uniti ai tempi di maturazione pazienti e al saper fare delle persone che lavorano in vigna e in cantina ogni giorno, creano la perfetta combinazione di un vino pregiato, un gioiello non solo da gustare ma anche da scoprire e conoscere in tutte le sue sfumature.

 

Questi stessi elementi rendono vini come Duca Enrico, Bianca di Valguarnera e Nawàri delle vere Icone Duca di Salaparuta, le espressioni più compiute e alte del Territorio di Sicilia.

Se siete curiosi di provarli li trovate su Duca.Store

Sono aperte le selezioni per le comparse della Serie “I Leoni di Sicilia” diretta da Paolo Genovese e prodotta da COMPAGNIA LEONE CINEMATOGRAFICA & LOTUS PRODUCTION SRL. Il casting è rivolto a donne e uomini dai 18 ai 75 anni disponibili per le riprese che si svolgeranno a TRAPANI e a MARSALA dal 30 settembre al 14 ottobre 2022. Chi è interessato può̀ presentarsi MARTEDÌ 06 SETTEMBRE p.v. dalle 15:00 alle 19:00, Cantine Florio via Vincenzo Florio,1 – 91025 Marsala (TP).

 

Trattandosi di un progetto in costume d’epoca, è preferibile:
– NON avere piercing e tatuaggi in parti del corpo visibili (come avambracci, caviglie/polpacci, collo, volto);
– NON avere rasature, tagli di capelli eccessivamente corti e doppi tagli;
– AVERE I CAPELLI DI COLORE NATURALE;
– NON saranno accettate candidature diverse dalla presenza

 

NON SARANNO ACCETTATE CANDIDATURE DA PARTE DI MINORENNI ANCHE SE ACCOMPAGNATI

 

Per partecipare ai casting è necessario presentarsi muniti di FOTOCOPIA di carta di identità e del codice fiscale e forniti di un codice IBAN personale. Se selezionati per la partecipazione alle riprese, i dipendenti della pubblica amministrazione dovranno esibire l’autorizzazione ai sensi del comma 7 dell’art. 53 del Decreto Legislativo 30 marzo 2001 n.165 rilasciato dal datore di lavoro.

Grazie per la partecipazione!

Fresca, succosa e golosa: la frutta estiva è uno dei piaceri irrinunciabili offerti dalla stagione. E se vi dicessimo che, con il vino giusto in abbinamento, potrete vivere anche un grande momento gourmet?

 

Vi proponiamo un Marsala Florio perfetto per accompagnare i vostri dessert preferiti a base di frutta. Il suo nome è Oltre Cento ed è perfetto per chi è sempre alla ricerca di qualcosa di inaspettato.

Conosciamo meglio questo straordinario Marsala Florio e vediamo quali sono i migliori dessert con cui provarlo per un abbinamento che non vi deluderà!

 

1. Cheesecake con fichi e miele

Quando l’estate volge ormai al termine, ecco che la natura ci offre in dono i fichi, frutti polposi e dalla dolcezza irresistibile.

In Sicilia, quando i fichi abbondano sugli alberi, vengono solitamente essiccati, in modo da poter essere utilizzati come ripieno dei buccellati natalizi, oppure per preparare delle marmellate da conservare in dispensa e gustare durante l’inverno.

Se volete invece godere da subito di questo frutto prelibato e sfruttare l’occasione per fare una degustazione gourmet, che ne dite di una buonissima cheesecake con fichi e miele?

 

La ricetta per realizzarla è quella classica della cheesecake senza cottura, con la base di biscotti secchi e burro e una crema di panna e formaggio spalmabile o yogurt, secondo i vostri gusti. A fare la differenza tra una cheesecake è l’altra è il topping, che in questo caso potrete realizzare disponendo sulla superficie della torta delle fette sottili di fichi maturi e un filo di miele millefiori, oppure una composta di fichi, frutta secca e cioccolato. Qualche fogliolina di menta qua e là e avrete realizzato in poco tempo un dolce molto goloso e fresco.

Gli ingredienti per un’esperienza gourmet ci sono quasi tutti, ma per portarla a compimento, il giusto calice in accompagnamento risulta decisivo!

 

Oltre Cento è un Marsala molto versatile: servito freddo è ideale per un aperitivo fuori dagli schemi ma la sua personalità emerge in modo netto al momento del dolce. Il suo caratteristico fondo di frutta secca, anticipato da sentori di vaniglia e uva passa, lo rende perfetto per accompagnare la dolcezza dei fichi.

Un abbinamento capace di armonizzare sapori così decisi è possibile solo se tutti gli ingredienti da abbinare sono di grande qualità. Sceglieteli dunque con cura, Oltre Cento farà il resto!

 

2. Semifreddo con pesca e amaretti

L’unione tra gli aromi della frutta e quelli del vino può essere un’idea di successo, a condizione che si seguano alcune regole di base. Qualche esempio?

I frutti a polpa come mele, pere, prugne, ciliegie e pesche si abbinano perfettamente con il Marsala, mentre i frutti con il nocciolo richiedono un vino liquoroso, come il Passito di Pantelleria.

 

Il semifreddo che vi consigliamo unisce la pesca con gli amaretti, una combinazione che spesso ritroviamo all’interno di dolci in cui il Marsala viene usato come ingrediente integrante della ricetta.

Non è questo il caso: Oltre Cento, frutto di 24 lunghi mesi di affinamento in botti di rovere pregiato, cullato nel silenzio delle Cantine Florio è un Marsala così prezioso da meritare un ruolo da protagonista nel momento del fine pasto. Insuperabile per accompagnare e valorizzare al meglio i vostri momenti dolci.

 

Per realizzare il semifreddo dovrete cuocere le pesche con zucchero, scorza e succo di limone e unirle agli amaretti sbriciolati. Potrete poi incorporare la panna montata, dopo aver fatto raffreddare le pesche e infine distribuire il composto in uno stampo da plum-cake.

Ci vorranno circa 8 ore in freezer per poter gustare questo delizioso semifreddo, ma l’attesa varrà la pena: un dolce irresistibile e fresco, in cui la dolcezza delle pesche e le note amare dell’amaretto si uniscono armonicamente.

Un bicchiere di Oltre Cento esalterà tutti i sapori in modo unico.

Curiosi di provarlo? Non ve ne pentirete!

 

3. Crostata con marmellata di angurie

In estate le vetrine dei bar siciliani si arricchiscono di paste al gelo di anguria (o “gelo di mellone”), una gioia per gli occhi e non solo. Si tratta di una gelatina ottenuta con succo di anguria, zucchero e amido, aromatizzata con fiori di gelsomino e arricchita con gocce di cioccolato.

Il dessert che vi proponiamo è una crostata con base di pasta frolla e un ripieno da realizzare con il gelo, o con una classica marmellata del frutto estivo per eccellenza: l’anguria appunto.

Per qualunque soluzione voi optiate, non c’è abbinamento migliore di Oltre Cento.

 

Quando si abbina un vino a un dolce, infatti, è importante che le caratteristiche della sua dolcezza corrispondano a quelle del vino scelto, per creare un equilibrio sensoriale complessivo.

La tipica dolcezza dell’anguria non può che trovare armonia con il Marsala Oltre Cento e dunque è la scelta più corretta.

 

Allora, siete pronti per un viaggio nei gusti e nei profumi di questi dolci di stagione? Con Oltre Cento, i vostri dessert a base di frutta estiva saranno irresistibili!

Anche se pensate di conoscere bene Palermo e dintorni scommettiamo che questi 5 luoghi potranno ancora stuzzicare la vostra curiosità!

Sono 5 tappe per un itinerario nella Sicilia meno turistica, alla scoperta di vere e proprie chicche alle porte di Palermo, che vi faranno tornare dal vostro viaggio in Sicilia arricchiti di tante esperienze e con tantissime foto da incorniciare.

Pronti per questo viaggio?

 

1. Un barbecue al lago di Piana degli Albanesi

Basta mezz’ora di auto per lasciare il caldo e la confusione di Palermo e ritrovarsi in una conca incastonata tra le montagne. Piana degli Albanesi vi accoglierà con un cartello su cui è scritto: Mirë se na erdhët.

Non siete finiti all’estero, siete appena entrati all’interno della più grande comunità albanofona presente in Sicilia. Qui gli arbëresh, albanesi insidiatisi nel 1488, hanno mantenuto intatta la lingua, le tradizioni e i costumi della terra d’origine.

Fate una passeggiata per le vie del paese e osservate intorno a voi: i cartelli stradali sono in doppia lingua, ovunque sventola la bandiera dell’aquila a due teste e autoctoni di tutte le generazioni parlano abitualmente una lingua molto diversa dall’italiano e dal dialetto siciliano.

 

Non solo una storia unica al mondo, Piana degli Albanesi vanta anche un prezioso patrimonio naturalistico: gli amanti del trekking possono raggiungere la bellissima Grotta del Garrone, per ammirare le millenarie stalattiti e stalagmiti, nonché due rare specie di felce, mentre per una giornata più rilassante potete raggiungere il lago per un barbecue all’aria aperta davanti a uno dei tramonti più belli e romantici di sempre.

L’area attrezzata vi offre la possibilità di fare una grigliata in sicurezza, vi consigliamo quindi di gustare l’ottima carne e i buoni formaggi della zona, da procurarvi rigorosamente in una delle tante fattorie locali, mentre un buon bicchiere di Corvo Rosso accompagnerà il vostro pasto a Km 0 regalandovi un momento di grande piacevolezza a bordo lago.

 

E per chiudere in dolcezza non potrà mancare il famoso cannolo, che qui ha la fama di essere il più buono dell’intera Sicilia.

 

2. Un selfie a Borgo Parrini

Fino a qualche anno fa in pochi conoscevano Borgo Parrini, ma da qualche anno questa piccola frazione di Partinico (PA) è saltata agli onori attirando visitatori e curiosi da ogni parte d’Italia, grazie al suo stile eclettico ed originale che vi catapulterà improvvisamente nell’atmosfera di Barcellona!

Case dipinte con i colori del sole e del mare, decorate con maioliche e vetri colorati e frasi d’autore sui muri: Borgo Parrini è una gioia per gli occhi, grazie ai suoi edifici fantasiosi ispirati a Gaudì e i suoi viottoli acciottolati adorni di piante.

 

L’aspetto odierno di Borgo Parrini è molto diverso da quello che aveva alle sue origini: nato tra il ‘500 e il ‘600, infatti, questa frazione ospitava inizialmente i padri del Noviziato dei Gesuiti di Palermo (in dialetto parrini) e presentava originariamente delle torrette di avvistamento, diversi magazzini, case per i coloni e i braccianti e anche una piccola chiesa dedicata a Maria Santissima del Rosario. Ma dopo la soppressione dell’Ordine dei Gesuiti e dopo la decadenza del secondo dopoguerra, in cui la popolazione abbandonò il piccolo centro per trasferirsi in città, il borgo rinacque grazie all’iniziativa di Giuseppe Gaglio, che ha coinvolto la comunità locale in una ristrutturazione che ha adottato uno stile gioioso ispirato a Gaudì, con contaminazioni di stil diversi, dalla tradizione portoghese a quella greca, da reminiscenze arabe a tipicità siciliane.

 

I colori hanno coperto la decadenza di Borgo Parrini ma i sapori della tradizione sono rimasti vivi grazie alle pizzerie e il forno ‘Za Santa, dove potete gustare le specialità locali. E quale migliore vino di Corvo per gustare le prelibatezze tradizionali? Nato nel 1824, Corvo è un classico che si rinnova da quasi duecento anni, proprio come questo piccolo e coloratissimo borgo!

 

3. Una passeggiata al Bosco Ficuzza

Se nel vostro immaginario la Sicilia è tutta spiagge, mare cristallino e vento di Scirocco, una giornata a Ficuzza vi mostrerà il suo lato più verde e fresco. Qui potete davvero trovare una boccata di ossigeno, una vera oasi per gli amanti della Natura e della tranquillità!

Visitate la Real Casina di Caccia, palazzo reale voluto dal re Ferdinando III di Sicilia come sua tenuta di caccia, all’interno della quale potete ammirare i fastosi marmi rossi e le stanze del re. Non il mobilio originale, purtroppo, andato perduto durante i moti del 1820.

 

A due passi dal Palazzo, gli amanti degli animali possono visitare il Centro di Recupero della Fauna Selvatica, della LIPU, dove vengono accolti e curati numerosi volatili giunti da tutta la Sicilia e in cui potrete vedere da vicino falchi e maestose aquile.

 

Quando l’aria frizzante di montagna avrà stuzzicato il vostro appetito, potrete pranzare in uno dei tanti ristoranti e agriturismi della zona o approfittarne per fare un picnic nel fitto bosco che circonda la frazione. Qualunque sia la vostra scelta, non trascurate la scelta del vino: per una giornata immersi nella Natura l’opzione migliore è senza dubbio un vino della linea Irmàna. Prodotti con uve raccolte a mano e figlie di una grande attenzione alla sostenibilità ambientale ed agronomica che, unite ad una conoscenza profonda della terra, generano tre vini rappresentativi dei vitigni siciliani più amati: Grillo, Nero d’Avola e Frappato.

 

 

 4. Scoprire le Gole del Drago a Corleone

Sulla scia del percorso naturalistico che, dal lago di Piana degli Albanesi ci ha portato al bosco di Ficuzza, arriviamo adesso a una tappa molto suggestiva di questo itinerario in Sicilia: le Gole del Drago di Corleone. Si tratta di un canyon naturale, formato dal fiume Frattina, un luogo incantevole in cui potrete ammirare piccole cascate e immergervi nelle piccole piscine formate dall’acqua, chiamate Marmitte dei Giganti, un vero spettacolo!

Sedetevi su una roccia e state a guardare: la Natura è uno spettacolo da scoprire e rispettare!

 

5. Nuotare alla Caletta di Sant’Elia

Il nostro viaggio termina con l’arrivo al mare, precisamente nell’incantevole Caletta di Sant’Elia, dove vi aspetta un panorama da cartolina.

 

Si tratta di una frazione del comune di Santa Flavia (PA), un piccolo borgo marinaro sviluppato su un promontorio che si affaccia sul mare da cui potete godere dei bellissimi colori che spaziano dal blu cobalto al verde smeraldo. La caletta segna un’insenatura di sabbia tra le scogliere, ricavando una piccola spiaggia dove potete prendere il sole prima di immergervi nelle acque cristalline del mare.

Vi sembrerà di essere dentro un dipinto, ospiti di un tempo sospeso tra la bellezza e l’armonia.

La nuotata in questa incantevole baia segna l’ultima meta del nostro itinerario tra i luoghi più insoliti e meno turistici da visitare nei dintorni di Palermo. Intenso e ricco di sorprese, è stato un viaggio che va celebrato!

 

E allora che ne dite di aggiungere un’ultima tappa, per brindare godendo dei vini più autentici della Sicilia? A dieci minuti di auto da Sant’Elia si trovano le Cantine Duca di Salaparuta e Corvo di Casteldaccia.

Qui potete camminare circondati dalle bottaie in cui affinano i vini Duca di Salaparuta e i vini Corvo, scoprire il profondo legame tra l’Azienda e il territorio, e vivere una innovativa esperienza sensoriale nella Sala di degustazione, per un tour indimenticabile che coniuga una tradizione centenaria all’amore per il design più moderno.

Siete pronti a scoprire il lato più inedito della Sicilia?

Godetevi il viaggio, noi vi aspettiamo presto alle Cantine Duca di Salaparuta e Corvo di Casteldaccia!

 

Per informazioni sui tour e per prenotare la vostra visita andate a questa pagina oppure contattateci a questi riferimenti:

 

Telefono: (+39) 091 945 252 oppure 091 945 201

Mail: visitaduca@duca.it

Degustare un vino è un’arte sopraffina che si apprende studiando e acquisendo alcune conoscenze teoriche di base, mentre una costante pratica aiuta ad allenare i sensi nella capacità di individuare i profumi e i sapori che creano l’identità del vino.

Volete provare? Allora leggete questo articolo fino alla fine per scoprire le 5 cose da sapere prima di degustare un vino.

 

1. Andare alle origini di un vino

Una degustazione che si rispetti non può prescindere da una conoscenza di fondo degli elementi costitutivi del vino. Prima di tutto quindi chiedetevi: qual è il vitigno da cui è stato prodotto? Quale territorio lo ha originato?

Rispondere a queste due domande fondamentali vi aiuterà a inquadrare l’anima del vino, il codice genetico che definisce il suo carattere e le sue peculiarità distintive.

Un suolo vulcanico, ad esempio, è caratterizzato dal fatto di essere composto da elementi di facile erosione, che rilasciano nel tempo grandi quantità di minerali, che diventano sostanze nutritive per la vite. Da suoli di questa composizione derivano vini rossi strutturati, tannici e di grande sapidità come, ad esempio, Nawàri.

Per approfondire le definizioni appena citate vi suggeriamo di leggere il post Il vocabolario del vino.

 

Non solo il territorio e il vitigno, ma anche il clima incide sulle caratteristiche del vino. Si tratta di un elemento fortemente variabile, che conferisce delle caratteristiche specifiche e uniche a ciascuna annata di produzione.

Alcuni esempi possono aiutarvi a capire meglio: annate particolarmente piovose producono in genere vini sottili, mentre annate calde generano vini più robusti e intensi.

Un vino può differire molto tra un’annata e l’altra e questo è il motivo per cui, quando si parla di vino, l’annata è un’informazione davvero importante da sapere.

 

Per comprenderlo provate a fare una degustazione verticale di Duca Enrico, avrete davanti a voi un Nero d’Avola con tre diverse sfumature, dettate dal sole, dal vento e dalle piogge di ciascuna vendemmia.

Se siete curiosi di scoprire le diverse personalità di questo vino iconico, potete richiedere di fare la degustazione verticale di Duca Enrico nella vostra enoteca di fiducia o nell’enoteca delle Cantine Duca di Salaparuta e Corvo di Casteldaccia (PA). Per ulteriori informazioni e prenotazioni chiamate il numero +39 091 945252 o scrivete una mail all’indirizzo enotecaduca@duca.it

2. Tenere il calice in modo corretto

Esiste una sola ma fondamentale regola: impugnate il calice il più vicino possibile alla base e il più lontano possibile dal Bevante, ossia dalla pancia del bicchiere.

 

Il motivo per cui vige questa regola è principalmente che, toccando il bicchiere, questo si può riscaldare. Rischiando dunque di alterare il profilo aromatico del vino.

Quando degustate un vino, ripetete questo mantra: qualunque cosa accada intorno a voi… mai toccare la pancia del bicchiere!

3. Iniziare dalla vista, per proseguire con l’olfatto e poi con il gusto

Ci sono diverse modalità per fare una degustazione di vini ma tutte comprendono 3 fasi specifiche in sequenza: si parte da un’analisi visiva, si prosegue con un’analisi olfattiva e infine arriva l’analisi gustativa.

 

L’esame visivo è la fase iniziale della degustazione, in cui si acquisiscono le informazioni più evidenti sul vino, ossia: il colore, la limpidezza e la consistenza (in caso di vini fermi) ed effervescenza (in caso di bollicine).

Proseguendo con l’esame olfattivo, si valutano il profumo, l’intensità e la complessità degli aromi. Si tratta della promessa che il vino fa ai nostri sensi, anticipandone le sensazioni.

Terza fase della degustazione è quella dell’esame gustativo, in cui ciò che è stato riscontrato finora – grazie all’analisi visiva e olfattiva – potrà essere confermato o meno.

 

Facciamo un esempio pratico di analisi da fare durante la degustazione di un vino spumante come Duca Rosé: alla vista colpisce l’elegante rosa cipria e la limpidezza di questo rosato, ottenuto da uve Frappato con metodo charmat, i profumi fruttati leggeri e delicati anticipano un palato sapido e persistente, caratteristiche che lo rendono il vino ideale per un aperitivo leggero o per un pranzo con gli amici.

4. Soffermarsi sulle sensazioni

Una degustazione è un’esperienza sensoriale completa e tutti i sensi devono essere ben attivi per percepire le sollecitazioni che il vino esercita sul corpo. Ecco perché è importante concedersi il tempo necessario, senza avere fretta.

 

Durante una degustazione non è importante solo far decantare il vino, permettendogli di sprigionare il suo bouquet aromatico, ma si devono far decantare anche le sensazioni vissute durante le diverse fasi del tasting, farle sedimentare dentro di voi per poterle elaborare nel modo più completo.

5. Descriverlo con il vocabolario giusto

Se si vuole fare una degustazione seria, non basta percepire correttamente le sensazioni del vino e riconoscere le sue caratteristiche principali, ma è importante anche la capacità di esporre queste sensazioni nel modo corretto, utilizzando la giusta terminologia e acquisendo il lessico di pertinenza. Bisogna quindi studiare!

 

Vino sottile, corposo, fruttato, secco… comprendere il significato di queste e tante altre espressioni è fondamentale e sicuramente quello di poter raccontare un vino è uno dei piaceri della degustazione, oltre naturalmente a quello di viverla in prima persona.

Pronti ad iniziare?

 

Chiunque abbia visitato Favignana non può fare a meno di innamorarsene.

 

Tra i paesaggi mozzafiato, la natura incontaminata e il mare limpidissimo di quest’isola meravigliosa sembra che il tempo si sia fermato, cristallizzando una bellezza semplice e unica.

 

In molti conoscono i panorami da cartolina di Favignana ma sapete che la sua storia è strettamente legata a quella dei Florio?

 

La famiglia più influente della sua epoca, infatti, ha notevolmente contribuito allo sviluppo artistico ed economico di Favignana, trasformandola in un vero e proprio laboratorio di innovazione e punto di riferimento per tecniche industriali di avanguardia.

Allora, curiosi di seguire le tracce dei Florio a Favignana?
 

Un po’ di storia, per cominciare

Le imprese dei Florio a Favignana iniziano nel 1841, quando Vincenzo Florio, all’epoca già affermato imprenditore industriale, assume la gestione delle tonnare di Formica e di Favignana, fiutando una grande opportunità di affare nel mercato del tonno.

Il contributo di Vincenzo Florio nella pesca del tonno è notevole: uomo pratico e di grande ingegno, inventa infatti un nuovo sistema per pescare i pesci, il montaleva, intuisce nuovi usi del tonno e introduce con successo l’utilizzo dell’olio per la sua conservazione.

Al termine del contratto di locazione delle tonnare i Florio si allontanano dall’Isola per un periodo, ma le loro strade sono destinate ben presto a incrociarsi ancora con la storia di Favignana: nel 1874 il figlio di Vincenzo Florio, Ignazio, acquista le isole Egadi, le tonnare e i mari circostanti, dando inizio a un fiorente commercio di tonno che risolleverà le sorti dell’Isola e la trasformerà in uno dei più importanti siti industriali dell’800 siciliano.

Non solo l’industria, ma anche la cultura e la vita sociale sembrano giovare della presenza dei Florio a Favignana: grazie all’intraprendente moglie di Ignazio, Donna Franca, l’isola diventa un vero e proprio salotto mondano, meta di illustri personaggi che, giunti a Favignana ospiti della famiglia, rimangono incantati dalla bellezza dell’Isola.

Bene, addentriamoci ora tra i vicoli e le calette dell’isola, seguendo le impronte dei Florio!

 

Il Borgo di Favignana oggi come allora

Una volta sbarcati a Favignana, vi basteranno pochi passi a piedi per imbattervi nella prima traccia visibile dei Florio. Si tratta di un vero e proprio omaggio a Ignazio Florio, cui gli isolani hanno dedicato una statua situata in Piazza Europa.

Non è che il primo dei tanti segni dell’importanza della famiglia per l’Isola, concedetevi da qui una passeggiata sul lungomare e tra le vie adiacenti al vecchio porto: vi sembrerà di essere tornati indietro nel tempo, in un assolato giorno di fine Ottocento!

 

Palazzo Florio: il liberty a Favignana

Sarà una delle prime cose che vedrete sbarcando sull’Isola: il Palazzo Florio ha uno charme sfacciato che si richiama alle atmosfere di fine Ottocento e ricorda molto il Villino Florio di Palermo. Realizzato in stile neogotico nella struttura esterna e in stile liberty negli arredi interni, il Palazzo Florio fu fatto costruire da Ignazio Florio e progettato dall’architetto e ingegnere palermitano Giuseppe Damiani Almeyda, per diventare la residenza della famiglia durante il periodo della mattanza. Negli anni della Bella Époque, il Palazzo diventò crocevia delle teste coronate di mezza Europa, ospitate dalla coppia più glamour del momento, quella di Donna Franca e Ignazio Florio jr.

Il Palazzo Florio oggi è proprietà del Comune, sede permanente di un’esposizione pittorica e della Biblioteca comunale. La sua visita guidata offre spunti interessanti in merito alla storia dell’edificio e alla vita economica e culturale di tutto l’arcipelago, una tappa fondamentale per addentrarsi nella storia dei Florio e dell’Isola. La visita di questo gioiello di architettura durante la vostra permanenza vi incanterà!

 

La Tonnara, il luogo simbolo dei Florio

Per un viaggio nella storia di Favignana non potete perdervi una visita alla tonnara Florio. Ufficialmente denominata Ex Stabilimento Florio delle tonnare di Favignana e Formica, comprende gli spazi delle tonnare con annesso stabilimento per la conservazione del pescato. Con i suoi 32 mila metri quadri è una delle più grandi tonnare del Mediterraneo.

Il primo nucleo dello stabile nacque grazie al genovese Giulio Drago che prese in affitto la tonnara di Favignana nel 1859, ma la grandiosa costruzione oggi visibile prese vita dall’iniziativa di Ignazio Florio, che incaricò ancora Almeyda, nel 1878, della sua ristrutturazione. Almeyda ne fece un gioiello di archeologia industriale, un complesso di pavimenti in tufo, maestosi archi e soffitti altissimi, che ricordano le grandi cattedrali.

Si tratta in effetti di un luogo sacro, per certi versi. Non è solo il posto che custodisce le attrezzature e le barche della mattanza, non è solo la rappresentazione di una delle più fiorenti industrie di lavorazione conserviera del tonno, ma è soprattutto il simbolo della storia della famiglia Florio e del suo intrecciarsi con la vita degli isolani, che nell’attività delle tonnare trovarono riscatto sociale dalla povertà.

Tra i luoghi da visitare a Favignana non perdetevi allora il Museo Archeologico qui ubicato, che accoglie reperti trovati nelle isole Egadi, e gli antichi locali di produzione e conservazione del tonno, come la suggestiva “stanza dell’olio”, dove ancor oggi sembra risuonare il mormorio delle operaie attorno ai grandi tavoli di pietra, occupate a inscatolare i tonni.

Un giro in barca dove i Florio amavano arrivare in yacht

Si racconta che Donna Franca e Ignazio Florio amassero molto concedersi delle lunghe escursioni in mare a bordo del lussuoso yacht Aegusa, e immergersi in rilassanti nuotate nelle preziose calette che costeggiano l’isola.

E allora eccoci alla tappa più spensierata del viaggio: non perdete l’occasione di imbarcarvi e visitare Favignana dalla prospettiva del mare.

Favignana infatti offre innumerevoli angoli di paradiso, alcuni dei quali piuttosto difficili da raggiungere via terra e dunque perfetti da visitare in barca: Cala Rossa, Cala Azzurra e la Cala del Bue Marino sono le tre più importanti da visitare.

Cala Rossa è tra le spiagge più belle al mondo. Si trova all’estremità nord-orientale dell’isola ed è una caletta incastonata all’interno di spettacolari scogliere di tufo, dove l’acqua luminosa e cristallina è di un’accecante bellezza, impossibile da dimenticare.

Un autentico paradiso per gli amanti del mare è anche Cala azzurra, lungo la costa sud-orientale, dove l’acqua del mare si tinge di mille sfumature di blu dall’aspetto decisamente esotico. Un vero e proprio capolavoro della natura!

E poi c’è la Cala del Bue Marino, che potrete raggiungere sul lato orientale ed è il luogo perfetto per gli amanti dei tuffi. Si compone di ripide scogliere di tufo, all’interno delle quali si sviluppano alcune grotte scavate dall’uomo. Un gioiello tutto da scoprire!

 

Aegusa e l’isola a forma di farfalla

Abbiamo accennato prima al nome dello yacht di Ignazio e Donna Franca Florio: Aegusa.

Il nome dell’imbarcazione era un vero e proprio omaggio a Favignana: Aegusa è infatti l’antico nome fenicio dell’isola, ma non solo. Questo nome che arriva da lontano e porta in sé una storia preziosa, è anche il nome scelto da Vincenzo Florio per uno dei suoi tesori enologici più riusciti. Ci riferiamo al Marsala Semisecco che Vincenzo amava offrire ai suoi ospiti e che ribattezzò proprio con il nome di Aegusa, un omaggio che le Cantine Florio hanno voluto dedicare all’isola così amata dalla famiglia.

Degustare un calice di Aegusa davanti al tramonto di Favignana sarà un’emozione unica, che riporterete per sempre con voi, al ritorno dal vostro viaggio.

 

Siete pronti per salpare alla volta delle Egadi? Favignana vi aspetta, con tutta la sua struggente e irresistibile bellezza!

 

Nella notte di San Lorenzo le Cantine Duca di Salaparuta di Casteldaccia si aprono per una serata di musica, vino e tanto divertimento in occasione dell’appuntamento promosso da MOVIMENTO DEL TURISMO DEL VINO: Calici di stelle 2022!  Il 10 agosto vi aspettiamo per cercare stelle cadenti dai giardini delle Cantine, brindando con gli amici e assaporando tutti i colori dell’accoglienza Made in Siciliy. Siete pronti ad esprimere il vostro desiderio? Scoprite il programma completo della serata!

 

 

IL PROGRAMMA

 

Ore 19.00 Brindisi di benvenuto con Dj Tony Tonè

Ore 19.30 – 20.30 Visita guidata delle Cantine

Ore 20.30 Apertura angoli del gusto

Ore 21.30 Intrattenimento musicale a cura de “I Tre Terzi”

Ore 23.00 Dj Tony Tonè

Ore 00.00 Fine evento

 

 

INFO E CONTATTI

 

Il costo del biglietto è di € 35 a persona. Ingresso ridotto per i minori dai 6 ai 17 anni: € 15.00 (solo food)

Il costo del biglietto comprende: calice e sacca, 4 specialità gastronomiche accompagnate da 4 vini Duca di Salaparuta presso le isole del gusto allestite in giardino. Oltre al Tour guidato delle Cantine (in lingua italiana/inglese)

In alternativa, sarà possibile prenotare solo il TOUR & WINE (Dalle ore 19.30 alle ore 20.30) al costo di € 15.00, che include una selezione di 4 vini Duca di Salaparuta presso i banchi di assaggio (no food)

Eventuali allergie alimentari dovranno essere comunicate entro 3 giorni prima dell’evento

Duca di Salaparuta si riserva il diritto di modificare la location dell’evento o di cancellare l’evento per causa di forza maggiore e/o impossibilità come eventi meteorologici che rendano impossibile l’organizzazione dell’evento od impedimenti causati dall’emergenza Covid-19, etc.

 

 

I NOSTRI PARTNER

 

Centro Carne Francesco Alamia

Bar Tebì

Ninfa Piraino

 

 

Per informazioni e prenotazioni:

UFFICIO HOSPITALITY | DUCA DI SALAPARUTA

visitaduca@duca.it | Tel. 091945252

oppure cliccando qui

 

 

 

 

La notte del 10 agosto in tutta Italia l’aria si riempirà di musica e dei profumi del vino grazie all’attesissimo appuntamento di San Lorenzo promosso da MOVIMENTO DEL TURISMO DEL VINO: Calici di stelle 2022! Nella notte più magica dell’estate le Cantine Florio di Marsala apriranno la loro suggestiva Terrazza sul mare per regalare un’emozione ai wine lover che vogliono vivere un’esperienza unica, sotto il cielo stellato della Sicilia. L’occasione per una visita guidata tra le botti di Marsala e una cena esclusiva al chiaro di luna, accompagnata dalle infinite sfumature dei Marsala Florio più preziosi… Scoprite il programma completo, vi aspettiamo!

 

IL PROGRAMMA

Ore 19:00 Visita guidata in Cantina

Ore 19:45 Welcome aperitif

Ore 20:30 Cena servita in Terrazza

Ore 22:30 Conclusione della serata

 

 

INFO E CONTATTI

Il costo del biglietto è di € 100 a persona, con pagamento anticipato a mezzo bonifico bancario

La disponibilità è di soli 60 posti

L’Ingresso consentito ai maggiori di 14 anni e non sono previsti biglietti ridotti

La cena prevede quattro portate a base di pesce, create ad hoc dallo Chef, in abbinamento alla nuova linea di Marsala Florio. I tavoli saranno comuni con posti a sedere

Eventuali allergie alimentari dovranno essere comunicate entro il 7 agosto

Cantine Florio si riserva il diritto di modificare la location dell’evento o di cancellare l’evento per causa di forza maggiore e/o impossibilità come eventi meteorologici che rendano impossibile l’organizzazione dell’evento od impedimenti causati dall’emergenza Covid-19, etc.

 

 

PRENOTAZIONE NECESSARIA E SINO AD ESAURIMENTO POSTI

Esclusivamente scrivendo al seguente indirizzo: visitaflorio@duca.it

 

 

 

Chi ha visto una volta il cielo di Palermo non potrà mai più dimenticarlo.

Così scriveva Goethe nel 1787 durante il suo primo incontro con il capoluogo Siciliano. E come non innamorarsi di questa città dai mille volti e tradizioni, che lascia il segno.

Oggi vogliamo accompagnarvi in un itinerario speciale, alla scoperta di alcune tra le bellezze e le prelibatezze della città.

Pronti per un viaggio nei sapori di Palermo?

 

Dalla Cala a un panino con le panelle il passo è breve

Il nostro viaggio parte dalla Cala, un porto turistico a forma di U, dove ormeggiano le barche di pescatori, barche a vela e natanti di passaggio.

Qui potrete passeggiare lungo un’ampia promenade affacciata sul mare e raggiungere in pochi passi Piazza Marina dove ogni domenica mattina si svolge un coloratissimo mercato dell’antiquariato in cui trovare gli oggetti più bizzarri e dove cercare un po’ di refrigerio all’ombra dei ficus centenari di Villa Garibaldi.

Attraversando Piazza Marina poi vi ritroverete subito in Corso Vittorio Emanuele, una delle strade più antiche della città. D’obbligo è fare una prima sosta gastronomica al chiosco di Franco U’ Vastiddaru dove assaggiare il famosissimo panino con panelle e altri piatti tipici della cultura palermitana.

 

Il primo panino con le panelle non si scorda mai, ma per renderlo ancora più memorabile, potete accompagnarlo con un calice di fresco Corvo Bianco, che vi regalerà il più autentico profumo della Sicilia.

Palermo è così: calda e abbondante come questo panino e, al tempo stesso, delicata come il calice di Corvo Bianco che tenete in mano.

 

I Mercati e il cibo di strada più estremo

La Palermo più autentica, quella più colorata e rumorosa, la si incontra nei suoi caratteristici mercati: Ballarò, Vucciria, il Capo, tra i più famosi.

Ogni mercato ha le sue specialità, ma tutti hanno in comune la vivacità tra i banchi del pesce e la variopinta frutta di stagione, oltre alla tipica abbanniata, ossia il vociare in dialetto e ad altissimo volume dei venditori che promuovono la propria merce. Non siate timidi e apritevi a provare un po’ di tutto. I mercati, infatti, sono il luogo ideale dove fare un incontro ravvicinato con lo street food più estremo: stigghiola, frittola, pani câ  meusa, quarume.

 

Se siete schizzinosi, vi consigliamo di saltare questo paragrafo perché vi avvertiamo: questo è vero cibo hardcore!

Nell’ordine si tratta di: budella d’agnello cotte sul fuoco vivo della griglia, fette di milza e polmone di vitello, cotte con strutto e condite con formaggio o ricotta (in tal caso il panino è maritatu, ossia sposato, completo) o, in alternativa, con limone (in questo caso avete optato per la versione schetta, ovvero non sposata, semplice) e interiora di vario tipo con cui si condiscono morbidi panini al sesamo.

Non è raro vedere i venditori cuocere tali specialità agli angoli delle strade, dotati soltanto dell’attrezzatura necessaria per la loro preparazione e senza nessuna insegna che indichi la pietanza proposta, ma voi li riconoscerete vedendo il capannello di clienti raccolti lì intorno, per gustare le loro stigghiola o i loro panini ancora ben caldi.

 

Se riuscirete a superare l’ostacolo della prima impressione, sarete sorpresi dal sapore di questi cibi succulenti.

Fatevi sotto, allora! Il cibo di strada è l’anima di Palermo!

 

Calamari fritti e spaghetti con i ricci a Mondello

Dopo l’esperienza del cibo di strada palermitano, avrete voglia di una giornata più soft. Che ne dite allora di Mondello? La spiaggia di Palermo vi accoglierà con un mare cristallino e lidi dotati di ogni comodità.

E se tra tuffi in mare e tintarella sotto il sole siciliano la pancia brontola e si inizia a sentire un discreto appetito avrete l’imbarazzo della scelta: direttamente in spiaggia potrete acquistare e gustare le pollanche, ossia le pannocchie bollite, qui considerate un’ottima merenda estiva da sgranocchiare davanti al mare.

Se invece vi va qualcosa di più sostanzioso, allora perché non concedersi un buon fritto di pesce o i celebri spaghetti con i ricci? Troverete tanti locali disposti sulla piazza principale, su cui campeggia la statua di una sirena che guarda il mare.

 

Volendo, potete fermarvi a Mondello anche la sera, per una cena al ristorante Alle Terrazze dell’Antico Stabilimento Balneare di Mondello, meglio conosciuto come Charleston, che vi stupirà non solo per la sua cucina ma anche per la sua curiosa architettura: si tratta infatti di uno degli esempi più belli di Art Nouveau in Europa e di una progettazione a palafitta unica nel suo genere. La serata preannuncia magia, manca solo un bicchiere di vino per renderla perfetta. Che ne dite di un calice di Corvo Rosa per una cena a base di frutti di mare?

 

La movida nel centro storico

Di sera Palermo brulica di vita e tra le viuzze del centro storico potrete gustare ottimi e ricchi aperitivi a prezzi molto competitivi. Quale migliore occasione per gustare le arancine?

Un consiglio: non commettete MAI l’errore di chiedere un arancino a Palermo, qui l’arancina è indiscutibilmente femmina e non si accettano rimostranze in merito! A voi la scelta, invece, relativamente al gusto dell’arancina: alla carne o al burro?

Se invece volete fare un ripasso dei sapori e assaggiare un po’ di tutto, affidatevi alle selezioni dei vari locali, che vi proporranno taglieri con caponata di melanzane, fritti misti e ogni tipo di prelibatezza, da gustare con un fresco Glicine Bianco!

 

Gita fuori porta per wine lover: le Cantine Duca di Salaparuta & Corvo a Casteldaccia

Appena fuori Palermo, potete raggiungere velocemente altre località interessanti, ad esempio Casteldaccia, una cittadina dove potete trascorrere una giornata al mare lontano dalla confusione di Mondello, prima di proseguire lungo la rotta per altre località più note, come Cefalù.

Casteldaccia vi offrirà la possibilità non solo di godere di una tranquilla giornata di sole, ma anche di conoscere una delle realtà vinicole più attive dell’Isola, un mix vincente che fonde la storia della Sicilia con il design più contemporaneo: le Cantine Duca di Salaparuta & Corvo.

Potrete partecipare al tour di visita e vivere un’indimenticabile esperienza di degustazione per conoscere, sotto la guida di esperti, i vini più rappresentativi della Sicilia e accompagnarli con tipicità culinarie.

Percorrere le bottaie delle Cantine Duca di Salaparuta & Corvo vi farà immergere in un mondo fatto di vino e costante lavoro di ricerca e innovazione: potrete toccare con mano le botti che custodiscono i vini Duca di Salaparuta e Corvo , scoprire i più moderni metodi di vinificazione e affinamento e comprendere il profondo legame che lega il Gruppo con il territorio.

Una visita alle Cantine sarà un modo molto elegante per concludere il vostro viaggio a Palermo e, perché no, approfittare dell’Enoteca per fare scorta dei vini che vorrete riportare a casa con voi dopo il viaggio, vero?

Date un’occhiata al programma estivo delle degustazioni e prenotate quello che fa al caso vostro!

 

La Sicilia è vicina, vi aspettiamo per un viaggio nei sapori che non potrete mai dimenticare!